Andrea Pisano, noto anche come Andrea da Pontedera. Scultore, orafo e architetto attivo nella prima metà del 300. Si ignora l'anno esatto di nascita; il fatto che egli si denomini Pisano fa supporre che abbia svolto una prima attività a Pisa, ma nulla di certo sappiamo di lui prima della sua comparsa a Firenze; e allora egli appare maestro già grande e, ormai, del tutto maturo. Sulla porta di bronzo del Battistero di San Giovanni di Firenze egli scrisse il suo nome e la data 1330; ma la porta non fu collocata a posto se non nel 1336, dopo un lungo lavoro di messa in sesto e fusione (per il quale fu chiamato il maestro Leonardo da Venezia).
Nel 1340 Andrea Pisano risulta, dai documenti, capomastro dell'Opera del Duomo, carica a cui, secondo quanto afferma Antonio Pucci nel suo Centiloquio, egli era stato nominato alla morte di Giotto, perché continuasse la costruzione del Campanile: "Ma per un lavorio che mosse vano / Il qual si fece per miglioramento / Il maestrio gli fu tolto di mano".
Quale sia stata la sua parte nei lavori architettonici del Campanile non si può definire per mancanza di dati; vi è invece ben definibile l'opera sua di scultore: la serie di stupendi rilievi dell'ordine inferiore, rappresentanti scene della Genesi e il Ciclo delle Arti Meccaniche.
Egli scolpì anche statue per le nicchie del Campanile, ora al Museo dell'Opera del Duomo: le grandi figure di Profeti sono di bottega, ma le sue figure di Sibille hanno una bellezza di impostazione e modellazione da rivelare la mano del maestro stesso. Stilisticamente esse sono da porsi al limite estremo dell'attività fiorentina di Andrea. Al Museo dell'Opera ci sono anche altre sue statue: il Cristo e Santa Reparata.
Non si sa quando Andrea abbia lasciato Firenze; l'ipotesi che egli abbia seguito le sorti del Duca d'Atene, cacciato dalla città nel 1343, ha qualche verosimiglianza, se è vera la notizia del Vasari che il Duca l'aveva chiamato come architetto per lavori di fortificazione di Palazzo Vecchio.
Nel 1347 il nome di Andrea ricompare nei documenti, questa volta a Orvieto, anche qui in qualità di capomastro dell'Opera del Duomo. I documenti parlano anche di lavori di scultura, nel 1347 e nel 1348. Il 9 Luglio 1349 è ricordato come capomastro non più Andrea, ma il figlio Nino, onde se ne era dedotto che nel frattempo Andrea fosse morto; ma i documenti lasciano adito a supporre che sia rimasto in vita ancora alcuni anni.
Sebbene Andrea si denomini Pisano, l'arte di Andrea si stacca nettamente dalla maniera di Giovanni Pisano. Il senso armonioso di una cadenza larga e serena si sostituisce in Andrea al drammatico impeto di Giovanni; la sua modellazione si svolge con un movimento ritmico e continuato di piani, e la sua forma è più conclusa, anche se tutt'intorno a essa e in essa il continuo fluire di ritmi lineari crea un dilatarsi di vibrazioni, con effetti luminosi di grande vitalità e bellezza. Diverso il suo stile dai grandi precedenti della scuola pisana, rimane incerto su quali altri esempi si sia formato. L'ipotesi che, come alla fine della sua vita, così anche agli inizi, egli abbia lavorato a Orvieto e abbia guardato - e forse anche collaborato - agli stupendi rilievi dei primi pilastri della facciata del Duomo, è ipotesi seducente, che ha in suo favore l'innegabile affinità di spiriti fra queste e le opere successive di Andrea. Il Vasari parla anche di un suo viaggio a Venezia: l'una e l'altra città, Orvieto e Venezia, furono centri d'arte gotica, in cui quest'arte mostra forme e cadenze distinte da quelle dei centri dominati dalla scuola pisana. E profondamente gotico si mostra Andrea, in tutte le sue opere, con indubbia conoscenza degli sviluppi più recenti della scultura francese.
Fattore fondamentale da tenersi presente nella sua formazione è anche l'arte di Giotto: a Giotto, Andrea succedette nei lavori del Campanile; a Giotto una lunga tradizione attribuisce il disegno delle formelle dell'ordine inferiore del Campanile da Andrea eseguite, e recentemente una suggestione giottesca torna ad ammettersi. È importante anche che Andrea lavorasse alla porta del Battistero quando da poco Giotto aveva terminato i suoi affreschi nella Chiesa di Santa Croce, e di fronte al Battistero cominciava a innalzare il Campanile. Il divergere dello stile di Andrea Pisano dal concitato e drammatico impeto del primo Giotto può ben significare la sua attenzione, estremamente intelligente e comprensiva, ai nuovi indirizzi giotteschi che proprio in quegli anni creavano a Firenze una nuova civiltà artistica.
La Porta in Bronzo del Battistero di Firenze, a due battenti, chiudeva originariamente l'ingresso principale, prima che fosse spostata per dare luogo alla Porta del Ghiberti. Essa è suddivisa in formelle a incorniciatura polilobata: in alcune del primo battente il fondo è variato di rocce e alberelli; poi si fa liscio, ciò che dà maggiore emergenza alle figure (e la doratura accentua quest'impressione) e crea uno spazio ad apertura indeterminata, meraviglioso allo svolgersi serrato e armonioso dei raggruppamenti e degli atti. Poche opere esprimono con tanta elezione un ritmo compositivo così nobile ed elegante, una forma purissima.
Nelle formelle del Campanile la linea assume un carattere meno ritmico, più energicamente funzionale. La sintesi formale che ne deriva avviene per lo svolgersi largo dei piani, più o meno emergenti da un fondo scabro e pittorico (forse originariamente mosaicato), con contorni mossi e sensibili. Tra le formelle vi sono differenze di qualità: bellissime la Tessitura, L'Agricoltura, la Navigazione e molte altre; in parecchie è invece evidente la partecipazione di aiuti.
Dell'Ultimo periodo di Andrea, a Orvieto, nulla si conosce di certo. Alcuni propongono l'attribuzione ad Andrea della Madonna col Bambino del Museo dell'Opera del Duomo, solitamente ascritta a Nino, ma non se ne ha certezza. La statua, infatti, rispetto a quelle sicure di Nino, rivela una solidità di impianto e una tranquilla possenza di forme più proprie di Andrea. A spiegare più organicamente queste interferenze, la Becherucci ha, con convincente ipotesi, proposto la tesi che dal 1342-43 quando lascia Firenze, fino al 1347 quando compare a Orvieto, Andrea abbia tenuto bottega a Pisa; e alla sua bottega in quegli anni sia dovuta la decorazione di Santa Maria della Spina, a cui partecipa il figlio Nino, che in quel momento va formandosi nell'ambito della bottega del padre.
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