Usare i Centri Storici come Nonluoghi - Antropologia Urbana
- Antonella Sportelli
- 7 mar
- Tempo di lettura: 5 min
L'evoluzione dei centri storici: da cuori pulsanti a "nonluoghi" dell'era globale.
I centri storici, un tempo fulcri della vita comunitaria, si trasformano in palcoscenici turistici, perdendo la loro autenticità. Questo articolo esplora come le dinamiche socio-economiche, l'alienazione urbana e la globalizzazione abbiano eroso il senso di appartenenza, trasformando spazi di identità in "nonluoghi" di passaggio.

La diversità dei centri urbani e l'importanza dell'analisi integrata:
Le città, intese come centri urbani sia piccoli che grandi, pur condividendo sfide comuni come la globalizzazione e la digitalizzazione, si distinguono per la loro unicità, risultato di una storia, cultura e geografia specifiche. Un'analisi accurata di questi "micro spazi geografici" richiede un approccio integrato, che consideri sia la dimensione fisica (architettura, infrastrutture) che quella sociale (vita comunitaria, interazioni umane). La città, infatti, è un organismo vivente, in costante evoluzione, plasmato dalle interazioni tra spazio e società. La città, quindi, nella sua essenza più profonda, si configura come un organismo complesso e dinamico, in perenne stato di evoluzione. Tale evoluzione è il risultato di un'interazione costante e reciproca tra lo spazio fisico e il tessuto sociale che lo abita. Ne consegue che la conformazione materiale della città, lungi dall'essere statica e immutabile, è intrinsecamente soggetta a trasformazioni nel corso del tempo. Queste trasformazioni sono profondamente influenzate dalle dinamiche di vita e dalle necessità che emergono all'interno della comunità urbana. In altre parole, le abitudini e i bisogni dei cittadini plasmano attivamente lo spazio urbano, determinando modifiche e adattamenti che riflettono l'evoluzione della società stessa. Detto ciò, puntiamo i fari sugli "spazi" delle città.
La privatizzazione dello spazio urbano e la nascita dei "microcosmi autosufficienti":
Lo spazio è un simbolo di potere sempre più evidente per chi detiene i mezzi per requisirlo e negarlo al pubblico. Si verificano situazioni di appropriazione di spazi urbani che diventano privati; tali luoghi sembrano negarsi al pubblico anche visivamente, poiché vengono costruiti in modo da presentare una facciata escludente e selettiva che non permette l'intrusione fisica e visiva. Questi ultimi sono controllati internamente ed esternamente da telecamere, evidenziandosi, in questo modo, come mondi chiusi, simili a elitarie e lussuose carceri dorate. Stiamo evidentemente parlando dei nuovi centri edilizi costruiti come microcosmi autosufficienti.
In sintesi, la crescente privatizzazione dello spazio urbano, alimentata da logiche di profitto e sicurezza, porta alla creazione di questa sorta di "microcosmi autosufficienti" come gated communities asettiche con annessi centri commerciali. Questi spazi, progettati per escludere e controllare, si configurano come "nonluoghi esclusivi", privi di vita pubblica, intesa come vita sociale, e senso di comunità. La sorveglianza tecnologica e l'omogeneizzazione architettonica contribuiscono a creare un'atmosfera di isolamento e anonimato, persino di alienazione.
Ma cos'è un nonluogo? Il termine "nonluogo" è stato coniato dall'antropologo francese Marc Augé nel suo libro "Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità" (1992) e si riferisce a spazi con queste peculiarità: zone di transito con forti caratteristiche di anonimato; luoghi frequentati ma connotati dall'assenza di interazioni umane profonde; in generale luoghi di passaggio e zone contrassegnate da un eccesso di informazione, sensazione di accelerazione del tempo e spiccata globalizzazione. Se, inizialmente, con la parola "nonluoghi" si identificavano essenzialmente parti di città degradate, periferiche e di passaggio, ora, i centri storici, stanno funzionando come questi.

La comunicatività sociale e il valore dei luoghi di aggregazione:
In contrasto con i nonluoghi esclusivi, esistono spazi che promuovono la comunicatività sociale, diventando luoghi di incontro, scambio e identità e acquistando valore non in ragione della bellezza ma dell'umanità ritrovata. Piazze, parchi e mercati, carichi di storia e significato simbolico, favoriscono l'interazione tra persone e il senso di appartenenza. Questi luoghi, dove si svolgono rituali collettivi e si condividono esperienze, rafforzano il tessuto sociale e contrastano l'alienazione urbana. La parola chiave è contatto. Le zone per il "contatto" possono essere anche, ancora una volta, i centri storici che si configurano per essere vissuti sia con luoghi che come nonluoghi.
L'impatto dei cambiamenti socio-economici e tecnologici:
La dicotomia tra spazi escludenti e includenti riflette le trasformazioni dello spazio urbano. Tali trasformazioni sono accelerate dai cambiamenti socio-economici e tecnologici, come la globalizzazione, la digitalizzazione e la mobilità di massa. L'avvento dei trasporti veloci e delle tecnologie di comunicazione ha ridotto le distanze e ampliato le possibilità di interazione, ma ha anche contribuito all'omogeneizzazione degli spazi e spesso alla perdita di identità locale.
La metropolizzazione e la "città diffusa":
La metropolizzazione, con la sua espansione urbana incontrollata, ha portato alla nascita della "città diffusa", un territorio frammentato e disperso, privo di un centro definito. Citando Elio Piroddi, direttore, oltre che fondatore, del Centro studi "I Futuri della Città", Università di Roma La Sapienza, potremmo dire: "Il fatto è che le città ci sono scoppiate tra le mani". La mobilità di massa, alimentata dal pendolarismo e dal turismo, svuota di significato alcuni luoghi e ne trasforma altri in spazi di passaggio. La perdita di centralità e la frammentazione del tessuto sociale contribuiscono all'alienazione e all'isolamento. Le città hanno cominciato ad assumere un aspetto di apparente ingestibilità ed incontrollabilità dovuto alle novità che hanno, in breve tempo, trasformato ed esteso enormemente il territorio. Intere regioni si sono metropolizzate inseguendo il sogno di massa di accedere ad un benessere socio-economico sempre più necessario; un'evoluzione causata anche dal maggior tempo libero e da stimoli continui di confronto e riscontro. Una moltitudine di persone si sposta da luoghi deputati alla socializzazione ad altri nei quali è possibile espletare altre funzioni e, mentre le città allargano i propri confini, lo spazio urbano perde spessore, densità e si appiattisce inesorabilmente. Lo spostarsi da un capo all'altro delle metropoli per soddisfare i propri bisogni determina una perdita di ruolo di alcuni luoghi. Le persone, in sintesi estrema, iniziano a comportarsi come turisti nei loro stessi spazi di vita quotidiana.
La trasformazione dei centri storici in "nonluoghi" turistici:
I centri storici, un tempo simboli di identità e memoria collettiva, si trasformano in "nonluoghi" turistici, dove la vita autentica è sostituita da scenari di consumo e intrattenimento. La mercificazione della cultura e la standardizzazione dell'offerta turistica contribuiscono a creare un'esperienza omogenea e superficiale, priva di contatto con la realtà locale. I residenti, trasformati in comparse o espulsi dalla gentrificazione, perdono il senso di appartenenza e diventano stranieri nella propria città.
L'evidenza della realtà è che la massa comincia a vivere e vedere i centri storici in modo estraneo, da turisti perché si perde il senso di identificazione ed appartenenza al luogo. Il significato dello spazio urbano è deformato dall'uso proprio o improprio dei soggetti che lo trasformano, a volte, in uno stato di avvilente alienazione. Anche i luoghi tipicamente relazionali cominciano ad assumere le fattezze dei nonluoghi in seguito al modificarsi dell'approccio e dell'uso che la gente ne fa. I nostri centri storici diventano estranei, parlano di un passato che non riconosciamo e di un presente che non viviamo perché abbiamo assunto le fattezze di un passante più che di un cittadino. Questi fenomeni non sono riscontrabili in assoluto, non sono regole del vivere gli ambienti della quotidianità bensì rappresentano una porzione di realtà innegabile.
La necessità di una riflessione critica e di un'azione collettiva:
Per concludere, la trasformazione dei centri storici in "nonluoghi" turistici non è un fenomeno ineluttabile, ma il risultato di scelte politiche, economiche e sociali. È necessario promuovere una riflessione critica sulle dinamiche che plasmano lo spazio urbano e avviare un'azione collettiva per riappropriarsi dei luoghi di vita e riaffermare il diritto alla città.
Per approfondimenti sulla struttura e il funzionamento delle metropoli, consiglio questo link: Indagine antropologica sulla città contemporanea.
Chi desidera avere informazioni su questo sito e sull'autrice dell'articolo, può cliccare sul seguente link: Informazioni su ArtAndFashion by Antonella Sportelli.
Riferimenti bibliografici:
Antonella Sportelli, Nonluoghi - Arte e spazio urbano. Tesi di laurea in Antropologia culturale di indirizzo estetico, Accademia di Belle Arti di Bologna, relatore: Roberto
Daolio, 1998/99.
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