La seduzione, il narcisismo e l'arte.
Frasi tratte da Il Diario del Seduttore, di Søren Kierkegaard, illustrate dalle meravigliose immagini dell'artista digitale Adam Martinakis.
Soffriva di una exacerbatio cerebri, per cui la realtà non riusciva a servirgli d'incitamento se non sporadicamente e a tratti. Non si sottraeva alla realtà: non era, infatti, troppo debole per sopportarla, anzi era troppo forte. Ma questa sua forza in fondo non era che malattia. Non appena la realtà aveva perduta ogni forza d'incitamento, egli si trovava disarmato: donde il suo male. Ed egli ne era consapevole nell'attimo stesso dell'incitamento, e appunto in questa consapevolezza consisteva il male.
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Egli si serviva degli individui soltanto come incitamento per gettarli poi via da sé, così come gli alberi si scrollano delle foglie: lui ringiovaniva, le foglie appassivano.
Ma nel suo intimo egli come giudicava tutto questo? Come ha indotto altri a smarrirsi così, io credo, egli stesso finirà con lo smarrirsi. Non ha sconvolto gli altri solo esteriormente, ma nel profondo del proprio intimo. Guidare un viandante che sia incerto della strada su un falso sentiero, ovvero lasciare uno nel proprio errore, è azione abbastanza torbida, ma non tanto come il guidare un uomo a sperdersi in se stesso. Al viandante smarrito è pur sempre di conforto il paesaggio che muta continuamente intorno a lui, e a ogni svolta nasce pur sempre la speranza di ritrovare finalmente una via d'uscita; ma colui che s'è smarrito in se stesso non ha un sì grande spazio entro cui aggirarsi. Comprende subito di trovarsi in un labirinto da cui non potrà mai più uscire. Questo, io credo, potrà anche a lui capitare una volta o l'altra, ma il suo caso allora sarà ben più orribile.
Nulla so immaginare di più penoso d'un ingegno intrigante che smarrisca il suo orientamento e che, allorché la coscienza gli si ridesta, per cercare di venire a capo di quello smarrimento rivolga contro se stesso tutto il suo acume. Inutilmente la tana di volpe possiede molte uscite! Nell'attimo stesso in cui la sua anima angosciata già crede di vedervi piovere dentro la luce del giorno, s'accorge che quella è una nuova entrata e, quale fiera atterrita, cerca sempre di uscire, e trova solo entrate che lo riconducono a se stesso.
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Grave è per lei l'inganno subito da lui, ma ancor più grave, oseremmo dire, fu la riflessione che egli destò in lei, lo sviluppo estetico che egli le diede, tale che non più ormai ella sa porgere umilmente l'orecchio a una sola voce, ma più discorsi in una volta riesce ad ascoltare.
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