Franz Kafka illustrato dal digital artist Adam Martinakis. Brani salienti del noto romanzo Il processo, in particolare, dal capitolo IX, la parabola (pubblicata anche come racconto breve) Davanti alla Legge.
«Riguardo al tribunale tu ti inganni», disse il pastore, «negli scritti introduttivi alla Legge si parla di questo inganno: davanti alla Legge c'è un custode. Da questo custode arriva un uomo di campagna e lo prega di farlo entrare nella Legge. Ma il custode dice che al momento non gli può assicurare l'ingresso. L'uomo riflette e poi chiede se potrà allora entrare più tardi. "È possibile", dice il custode "ma non ora". Dal momento che il portone della Legge è aperto come sempre e che il custode si fa da parte, l'uomo si china per guardare all'interno attraverso il portone. Quando il custode se ne accorge, ride e dice: " Se ti alletta tanto, prova pure a entrare nonostante il mio divieto. Ma bada: io sono potente. E sono solo il custode di grado più basso. Sala dopo sala ci sono però custodi uno più potente dell'altro. Già solo la vista del terzo non la posso più sostenere".
Prima immagine di Kafka Illustrato da Martinakis.
L'uomo di campagna non si aspetta tali difficoltà, ma la Legge deve essere accessibile a ognuno, pensa, ma osservando adesso meglio il custode nel suo cappotto di pelliccia, il suo grosso naso appuntito, la lunga, sottile, scura barba tartara, decide comunque che è preferibile aspettare di ottenere il permesso di entrare. Il custode gli dà uno sgabello e lo fa sedere accanto alla porta. Lì rimane seduto giorni e anni. Fa molti tentativi per essere ammesso e snerva il custode con le sue preghiere. Il custode gli fa di tanto in tanto piccoli interrogatori, gli chiede del suo paese natale e di molte altre cose, ma sono domande indifferenti, come quelle che fanno i grandi signori e alla fine gli dice sempre di nuovo che non può ancora entrare. L'uomo che si è ben fornito per il suo viaggio, adopera ogni cosa, anche quella di maggior valore, per corrompere il custode.
Questi, Invero, accetta tutto, ma dice in merito: "lo accetto solo affinché tu non creda di avere tralasciato qualcosa". Durante questi svariati anni l'uomo osserva il custode quasi ininterrottamente. Dimentica gli altri custodi, sembrandogli questo primo l'unico ostacolo per l'ingresso nella Legge. Durante questi primi anni maledice il caso infelice ad alta voce, in seguito, divenuto vecchio, borbotta ormai solo tra sé. Diventa puerile e poiché in quello studio del custode durato anni ha imparato a riconoscere anche le pulci nel bavero della sua pelliccia, implora persino le pulci di aiutarlo e di convincere il custode. Infine la luce degli occhi gli si indebolisce e non sa se effettivamente intorno a lui si faccia più scuro o se solo gli occhi lo ingannino.
Ma proprio adesso, nel buio, egli distingue un bagliore che traluce perpetuo dal portone della Legge. A questo punto non vivrà più molto a lungo. Davanti alla morte, nella sua testa tutte le esperienze di tutto quel periodo si concentrano in una domanda che fino ad allora non aveva ancora posto al custode. Gli fa cenno, dal momento che la sua testa rigida non può più sollevarsi. Il custode si deve piegare su di lui perché la differenza di altezza è molto cambiata a danno dell'uomo. "Cos'altro vuoi sapere insomma?", chiede il custode, "sei insaziabile". "Poiché tutti aspiriamo alla Legge", dice l'uomo, "da che dipende che in tutti questi anni nessuno all'infuori di me ha chiesto di entrare?". Il custode si avvede che l'uomo è proprio alla fine e per raggiungere ancora il suo udito che sta svanendo, gli strilla: "Qui nessuno poteva ottenere di entrare perché quest'ingresso era destinato solo a te. Adesso vado e lo chiudo"».
ll processo, Franz Kafka.
Edizione originale 1925, prima edizione italiana 1933.
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