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Pedagogia dell'Arte: Il "Male" tra Avanguardie e Digital Age – Lezioni dal '98 per il Presente

  • Immagine del redattore: Antonella Sportelli
    Antonella Sportelli
  • 20 giu
  • Tempo di lettura: 5 min


Introduzione:


Nel panorama dinamico dell'arte e della sua pedagogia, emergono talvolta riflessioni intramontabili che, pur concepite in un contesto passato, risuonano con sorprendente attualità. I miei appunti di Pedagogia e Didattica dell'Arte, presi durante una lezione del Professor Antonio Cioffi, e risalenti al 1998 presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna, offrono uno spaccato profondo sull'analisi del "male" nell'arte e nella cultura. Un tema che, seppur discusso a cavallo del nuovo millennio, trova nuove e complesse manifestazioni nell'era digitale in cui viviamo.


Questo articolo si propone di esplorare i concetti chiave emersi da quelle lezioni, integrandoli con una prospettiva contemporanea e offrendo spunti di riflessione su come l'arte, la tecnologia e la percezione del "male" si siano evolute, in particolare con l'avvento dell'Intelligenza Artificiale.



Il "Male" nell'Arte: Una Provocazione Concettuale


Il Professor Cioffi individuava tre ambiti principali in cui il "male" si manifesta: la cultura di massa, l'arte stessa e la narrazione per bambini. Già alla fine degli anni '90, si riscontrava una forte "cifra di seduzione nei confronti dell'oscuro", un fenomeno che aveva preso avvio nelle Avanguardie degli anni '70/'80 e che, nel periodo in cui il professore teneva lezione, stava esplodendo nelle tendenze artistiche più recenti.


Un paradosso concettuale emergeva in modo netto:


  • Se un artista proponeva immagini linguistiche del "bene", era spesso etichettato come "ingenuo".

  • Al contrario, un artista che metteva in campo assunti linguistici del "male" era considerato più "interessante", anche se non necessariamente "piacevole".


Il professore sottolineava come i registri retorici fossero in realtà indifferenti, non validi di per sé, ma con lo stesso potenziale artistico. Questa osservazione è cruciale: il valore artistico non risiede nel soggetto in sé (bene o male), ma nel modo in cui esso viene esplorato e comunicato.



Rappresentazione iperrealistica della dualità nell'era digitale, con toni caldi per l'utopia tecnologica e ombre per il cybercrime, elementi Dada e un tributo a Duchamp
AI Image © Antonella Sportelli


Le Avanguardie e lo Smascheramento della Realtà


Storicamente, le Avanguardie artistiche si posizionarono con l'intento di "dire la verità" sulle "cose collettive rassicuranti" del loro periodo. Scavando sotto la patina del rassicurante, cercavano di approdare a una realtà più complessa, che includesse anche il concetto del male. L'obiettivo era scardinare una visione del mondo "mistificatoria" o puritana, tipica degli anni '70, che tendeva a nascondere e reprimere gli aspetti negativi dell'esistenza.


I movimenti come il Dadaismo, ad esempio, si prefissero proprio di far emergere il "male della realtà" e i suoi mali nascosti, opponendosi al perbenismo dilagante. Questo approccio eversivo era una reazione diretta a una società che preferiva ignorare le proprie ombre.



Il "Male" nel Nuovo Millennio: Confini Sfumati e Autonomia Concettuale


Con l'arrivo degli anni '90, la percezione del "male" subì un'ulteriore trasformazione. L'operato della cultura psicanalitica degli anni '70/'80 e l'evoluzione della cultura di massa, influenzata dai media, avevano profondamente alterato il panorama. La tendenza eversiva dei decenni precedenti si riversò ed esplose, portando a una confusione e fusione tra bene e male. I limiti tra questi due concetti divennero ambigui.


Il "male" non era più arginabile o identificabile all'interno di un essere preciso. Si avvertiva una forte "tendenza seduttiva del male", che ora era "autocentrato" e non si cercava più di razionalizzarlo, come si faceva negli anni '80. Diventava un "principio autonomo", "svincolato dalla ragione", esemplificato da fenomeni culturali dell'epoca come "Millennium" o "Twin Peaks". Le tendenze eversive e decostruttive del senso comune, un tempo marginali, erano ormai confluite nei media mainstream.


Anche il mito, che tradizionalmente presentava il maligno in forma esorcizzata, iniziava a subire una reinterpretazione.



Internet e l'Identificabilità del Male: Una Sfida Contemporanea


Un passaggio particolarmente preveggente negli appunti del Professor Cioffi riguarda Internet: "In Internet il male non è più identificabile." Questa affermazione, fatta nel 1998, è oggi più che mai risonante. La decentralizzazione, l'anonimato e la portata globale della rete hanno reso estremamente difficile contenere o persino definire il "male" nei suoi molteplici aspetti, dalla disinformazione all'odio online.


Il concetto di censura, intesa come forma di "super-io" o come il codice penale, fungeva da "esoscheletro" per proteggere l'individualità e la collettività. Tuttavia, già allora si avvertiva la "difficoltà ad imporre leggi e censura a Internet perché Internet non ha argini, è sovranazionale." Questo è un tema caldo nel dibattito attuale sulla regolamentazione del web, sulla protezione dei dati e sulla diffusione di contenuti dannosi.



Fotografia iperrealistica che illustra il contrasto tra bene e male nell'era digitale, con luci e ombre a simboleggiare progresso tecnologico e sue conseguenze negative
AI Image © Antonella Sportelli


Dagli Anni '90 all'AI Art: Il "Male" nell'Era dell'Intelligenza Artificiale


L'evoluzione della percezione del "male" nel contesto artistico e culturale non si è fermata al millennio. Con l'avvento dell'Intelligenza Artificiale, questi concetti assumono nuove dimensioni e complessità. L'AI, in quanto potente strumento creativo, offre prospettive inedite nell'esplorazione artistica. Attraverso applicazioni e programmi AI, è possibile creare immagini e video che esplorano ogni sfumatura dell'esperienza umana, inclusa quella che il Professor Cioffi definiva il "male".


L'utilizzo dell'AI in campo artistico non sminuisce l'originalità o l'individualità dell'artista; al contrario, può potenziarle. Le varie forme d'arte, dalla fotografia alle maschere artistiche, possono fondersi e trovare nuove espressioni grazie a questa tecnologia. Tuttavia, l'integrazione dell'Intelligenza Artificiale solleva anche nuove sfide e interrogativi etici, sociali e artistici.


Emergono nuove sfide:


  1. Deepfake e Manipolazione: L'AI permette la creazione di contenuti iperrealistici e manipolativi, rendendo ancora più labile il confine tra vero e falso, tra bene e male. La difficoltà nell'identificare il "male" su Internet, già intuita da Cioffi, si amplifica con la capacità dell'AI di generare disinformazione mirata o immagini disturbing.

  2. Bias Algoritmici: Gli algoritmi di AI possono perpetuare o amplificare i bias presenti nei dati con cui sono addestrati, portando a rappresentazioni distorte o potenzialmente dannose di categorie sociali o concetti. Il "male" in questo contesto non è intenzionale, ma sistemico.

  3. Responsabilità e Censura AI: Chi è responsabile quando un'AI genera contenuti problematici? Come si applica una forma di "super-io" algoritmico in un contesto globale e decentralizzato? Le questioni di governance e regolamentazione dell'AI sono al centro del dibattito attuale, richiamando la difficoltà di imporre leggi a una "sovranazionalità" tecnologica.


L'AI, dunque, non è intrinsecamente buona o cattiva, ma la sua applicazione e le sue implicazioni nel veicolare o generare concetti di "male" richiedono una riflessione etica e pedagogica costante. La sua capacità di esplorare nuove estetiche, anche quelle più oscure o perturbanti, può aprire orizzonti creativi inediti, ma allo stesso tempo impone una maggiore consapevolezza critica.



Conclusioni: La Pedagogia dell'Arte come Bussola nel Mondo Contemporaneo


Gli appunti del Professor Antonio Cioffi, pur essendo stati scritti quasi trent'anni fa, ci offrono una lente preziosa per analizzare le dinamiche del "male" nell'arte e nella cultura contemporanea. La sua intuizione sulla seduzione dell'oscuro, sul paradosso del "male" come elemento di interesse artistico e sulla difficoltà di contenere il male in un mondo sempre più interconnesso, anticipava molte delle sfide che oggi affrontiamo con l'avvento dell'Intelligenza Artificiale.


La pedagogia dell'arte, in questo contesto, assume un ruolo cruciale. Non si tratta solo di insegnare tecniche o storia dell'arte, ma di sviluppare una capacità critica di leggere e interpretare le immagini e i linguaggi che ci circondano, riconoscendo le sfumature e le ambiguità, e comprendendo come il "male", nella sua evoluzione concettuale, continui a essere un potente catalizzatore di espressione artistica e di riflessione sociale.


Riscoprire queste lezioni del passato ci aiuta a navigare un presente complesso e a preparare un futuro in cui l'arte e la tecnologia continueranno a ridefinire i nostri orizzonti creativi e la nostra percezione della realtà.

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