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  • Immagine del redattoreAntonella Sportelli

Filippo Brunelleschi - Gli esordi

Aggiornamento: 15 ott 2023



Filippo Brunelleschi gli esordi: tra scultura e architettura.


Filippo Brunelleschi, architetto e scultore (Firenze 1377 - ivi 1446). Nacque dal notaio Ser Brunellesco di Lippo de' Lapi e da una discendenze degli Spini. Il padre lo affidò ad un amico orefice. Brunelleschi prestò giuramento il 18-12-1398 come apprendista alla Corporazione dei Setaioli (a cui gli orefici erano aggregati); dopo sei anni, la Corporazione dell'Arte della Seta, lo accolse maestro.


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Filippo Brunelleschi - Autoritratto scultoreo

Gli inizi del Brunelleschi furono nell'oreficeria, come già si è accennato, e anche nella scultura. Dell'Altare d'Argento nella Cattedrale di Pistoia a cui egli lavorava nel 1399, due soli pezzi rimangono indiscutibilmente suoi, del resto i soli segnalati dal Vasari: due bustini di Profeti, entrambi nati da un gusto tardogotico per linearismi e ritmate musicalità, ch'erano forse più stilismo che stile, ma Brunelleschi vi si muove libero, gli schemi perdono accademia, le cadenze da abbandono melodico si fanno impulso, i panneggi s'avvallano non per canorità ma per veloce trasmissione di moto.


Di soli due anni posteriore è la formella col Sacrifico d'Isacco (Museo Nazionale, Firenze), presentata al concorso per la seconda porta del Battistero di San Giovanni. L'artista fu giudicato alla pari con Lorenzo Ghiberti e si ritirò dall'incarico. Incerto il motivo del ritiro, forse Brunelleschi non volle dividere a metà l'incarico, forse per senso di inferiorità rispetto al Ghiberti, o per delusione di non essere stato considerato migliore rispetto all'altro artista. Comunque sia, occorre riconoscere nella formella del Ghiberti un artista di consumata perizia compositiva, un perfetto accordo delle forme, una realizzazione spontanea come un respiro. Brunelleschi, invece, disorientò forse i giudici non tanto perché così audace e avveniristico da superare la comune comprensione, ma perché la formella, ardita e impacciata, eversiva di forme eppur ricadente in convenzioni, dovette apparire sfogo così impetuoso da far velo allo stesso autore.


Il Crocifisso di Santa Maria Novella (Cappella Gondi) è databile tra il 1410 - 1415 circa. L'iconografia rimane consuetudinaria, la linea altamente spiritualizzata a limitare forme di una quasi fragile immaterialità. L'opera non nasconde di nascere dal mondo gotico, am ha fermezza e nitidezza leggera di definizione che sono parola nuova, e il capo esplica una particolare concezione spaziale prospettica addolcita dal profondo ma controllato sentimento, da convenienza di parti e da una vera e propria grazia, canoni fondamentali per quasi tutti gli artisti fiorentini del primo Rinascimento.


Crocifisso di Santa Maria Novella - Firenze - Filippo Brunelleschi
Crocifisso di Santa Maria Novella - Firenze - Filippo Brunelleschi

Attribuiti, e a ragione, i quattro Tondi degli Evangelisti nei pennacchi della cupola alla Cappella Pazzi (da escludere, invece, i Tondi con Santi di Luca della Robbia, forse con qualche iniziale spunto del Brunelleschi). Pare che nei Tondi, di valore essenzialmente decorativo, il Brunelleschi abbia volutamente attenuato la spazialità, escludendola come vera capienza per risolverla in aderenza alle sole figure, come applicate a rilievo sul piano scheggiato da un fascio di raggi. In nessun tondo la composizione gira e vi è una magrezza risentita di forme, ignota ai tondi di Luca.


volta Cappella Pazzi, Firenze, Brunelleschi
Cappella Pazzi - Brunelleschi - Tondi



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