La storia in sintesi:
La Basilica di Santa Maria Novella a Firenze è una chiesa dell'Ordine Domenicano. Fu costruita da due frati dell'Ordine che la iniziarono nel 1279: Fra Sisto da Firenze e Fra Ristoro da Campi, e fu portata a compimento da un altro frate, Jacopo Talenti, costruttore anche dell'agile campanile gotico-romano. La chiesa, tipico esempio di architettura gotico-fiorentina, con le sue decorazioni di marmo verde e bianco, fu definitivamente completata nel 1470 da Leon Battista Alberti con la parte superiore della facciata e il portale del centro di carattere rinascimentale, così che, dal connubio degli stili, nasce una nuova fonte di armonia. A destra e a sinistra della facciata fino a via degli Avelli, tombe in stile gotico, appartenenti ad illustri famiglie fiorentine.
INTERNO
L'interno è una croce a T con tre navate collegate da pilastri e archi a volta. Nella navata di destra, notevole il Monumento Sepolcrale della Beata Villana, di Bernardo Rossellino (1451) e nel transetto di destra, in un angolo, sopra il busto di Sant'Antonino, Arcivescovo di Firenze dell'Ordine Domenicano, la Tomba di Tedice Aliotti, Vescovo di Fiesole, di Tino da Camaino, scultore senese e creatore di questo tipo di monumenti funerari diffusi in Italia.
In fondo al transetto la Cappella Rucellai, dove era collocata la Madonna di Duccio di Buoninsegna, ora alla Galleria degli Uffizi (1285). Seguono la Cappella Bardi, o del Sacramento, con affreschi di Filippo Lippi (1502) una delle ultime opere del pittore, e la Tomba di Filippo Strozzi, di Benedetto da Maiano (1491); la Cappella dell'Altar Maggiore, con il crocifisso di bronzo del Giambologna, la tomba di Leonardo Dati, del Ghiberti (1433), gli affreschi di Domenico Ghirlandaio e aiuti (1486 - 90) che ricoprono le pareti e la volta dell'abside. Vi si ritrovano personaggi della famiglia Tornabuoni, committente degli affreschi, e suoi amici nei costumi del tempo, cosicché tali dipinti assumono un valore di cronaca fiorentina e storia del costume.
Nel transetto di sinistra: la Cappella Tondi, con i resti di affreschi di pittori greci del XIII secolo, forse maestri e ispiratori di Cimabue, con il crocifisso in legno policromato di Filippo Brunelleschi, detto anche "Cristo delle Ova" perché Donatello che aveva eseguito un crocifisso criticatogli dal Brunelleschi (ora nella chiesa di Santa Croce), vedendolo di sì bella fattura, fece cadere, dalla meraviglia, le uova che aveva in grembo; la Cappella Gaddi, con la tavola di Agnolo Bronzino Il miracolo di Gesù, la Cappella Strozzi di Mantova, che chiude il transetto, con gli affreschi di Nando di Cione Arcagnelo, detto Orcagna e del fratello Andrea, rappresentanti il Giudizio Universale, l'Inferno e il Paradiso, secondo la concezione dantesca. Nel Paradiso si nota il ritratto di Dante Alighieri morto pochi anni prima della esecuzione degli affreschi (1328 - 31). Sull'altare una bella tavola di Andrea Orcagna con Gesù Cristo trionfante (1357). Prima di entrare in sacrestia, nel muro a destra, è da notare un affresco attribuito a Buffalmacco, bizzarro pittore fiorentino del XIV secolo.
SACRESTIA
Nella sacrestia di Jacopo Talenti (1350) troviamo il grande crocifisso dipinto, attribuito a Giotto, e un lavabo di terracotta di Giovanni della Robbia (1498). Nella navata di sinistra, importantissimo è il grande affresco di Masaccio, raffigurante la Santissima Trinità, una delle ultime opere del maestro di una accentuata e ariosa prospettiva e di una grande umanità, segue al penultimo pilastro il Pulpito, eseguito su disegno del Brunelleschi e terminato dal suo discepolo Andrea Cavalcanti, detto il Buggiano. Nella parete in fondo, nella lunetta in alto, un mosaico con la Natività, da un cartone della scuola di Filippo Lippi; a destra, in basso, l'Annunciazione, la Natività, il Battesimo e l'Adorazione, di scuola giottesca, attribuito ad Agnolo Taddei.
Uscendo dalla chiesa a destra, si accede ai Chiostri del Convento e al Cappellone degli Spagnoli.
CHIOSTRO VERDE
Il Chiostro Verde è il più antico attribuito a Fra Giovanni da Campi (1350) e ispirato a stile romantico. È chiamato così per il colore degli affreschi con cui fu decorato da Paolo Uccello nel XIV secolo. I frammenti rimasti nel chiostro sono probabilmente degli allievi di lui, ma i due conservati in una stanza del refettorio, raffiguranti Scene del Diluvio Universale e Storie di Noè, sono del maestro. Nel chiostro si trova la Cappella degli Spagnoli.
LA CAPPELLA DEGLI SPAGNOLI
La cappella degli Spagnoli è detta Cappellone perché la spagnola Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de' Medici, l'assegnò ai gentiluomini del suo seguito. Era l'Antica Sala Capitolare dell'Ordine costruita da Jacopo Talenti nel 1359 in onore di San Tommaso d'Aquino e decorata da affreschi di Bonaiuto (1366 - 68) detto Andrea da Firenze, pittore fiorentino che risentiva dell'influenza dello stile gotico senese. Le pitture su soggetti dettati da un teologo dell'Ordine, frate Zenobi dei Guasconi, priore del Convento, rappresentano: Il trionfo di San Tommaso d'Aquino, La Chiesa militante, Scene del Nuovo Testamento e sono ricche di simboli e di dottrina teologica tanto da costituire un vero trattato teologico. Nella parte di fondo sono dipinte le Scene della Passione, su quella dell'ingresso, le Storie di San Pietro martire. Dal Chiostro Verde si passa al Chiostro dei Morti.
CHIOSTRINO DEI MORTI
Nel Chiostrino dei Morti si trovano le cappelle sepolcrali degli Strozzi, decorate con affreschi della scuola dell'Orcagna. La lunetta "Noli me tangere", è della battaglia dei Della Robbia, l'altra con San Tommaso d'Aquino è di scuola giottesca.
Si entra da qui nel Chiostro Grande, uno dei più grandi di Firenze con cinquanta arcate e affreschi del 500 e del 600, ma ora occupato dalla Scuola dei Carabinieri. Tornando nella piazza, notiamo i due obelischi sormontati da un giglio di bronzo e poggiati su tartarughe pure di bronzo, del Giambologna. Essi delimitavano la piazza per il famoso Palio dei Cocchi, corsa dei carri alla romana istituita da Cosimo I nel 1563. Nella piazza, in faccia alla chiesa, si trova la Loggia di San Paolo, bella copia quattrocentesca della brunelleschiana Loggia degli Innocenti di Piazza della Santissima Annunziata, con la lunetta di Andrea della Robbia, raffigurante l'Incontro di San Francesco e San Domenico, che pare avvenuto proprio in questo luogo.
Imbocchiamo, a sinistra della piazza, la via dei Banchi che conduce a via Cerretani: qui, nella piazzetta omonima, troviamo la Chiesa di Santa Maria Maggiore, antichissima chiesa entro la vecchia cerchia delle mura, con tracce di costruzione romanica del X secolo e ricostruita verso la fine del XIII secolo. Il campanile è del X secolo. Nell'interno la Tomba di Brunetto Latini, il maestro di Dante, e resti di affreschi del XIV secolo. Al secondo altare a destra, il dipinto di Santa Rita, è del pittore Primo Conti.
Proseguendo per via Cerretani, si giunge alla piazza San Giovanni dove si incontra a sinistra del Battistero, la Colonna di San Zenobi, vescovo di Firenze verso il V secolo, quivi posta in memoria del miracolo del Santo e cioè la fioritura improvvisa di un olmo al passaggio della sua salma.
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