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Il Guercio delle Puglie – Capitolo 3: L'Ira di Giangirolamo e il Tradimento di Nardò

  • Immagine del redattore: Antonella Sportelli
    Antonella Sportelli
  • 5 dic
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 6 dic

Romanzo tra Fantasia e Storia a cura di MispoRosso. Immagini © Antonella Sportelli


Dopo il sibilo del dardo, il silenzio. Il Conte Giangirolamo Acquaviva d'Aragona aveva ascoltato il presagio di Frate Gualtiero, ma la furia non si era placata, trasformandosi in una vigilanza paranoica. Per anni, nulla accadde. Il monaco era svanito nel nulla e a Conversano si tornò a respirare, dimenticando il sogno di tempeste e mostri marini. Ma il destino, spesso, non si manifesta con tuoni, ma con il rumore sordo e implacabile della Storia. E nel Sud che bruciava di rivolta, il pericolo non sarebbe arrivato dal mare, ma da un feudo traditore.



Conte Giangirolamo II Acquaviva con cicatrice sul volto (il Guercio), in armatura lucida, mentre conversa in penombra con la Contessa Isabella Filomarino.


Il Vento della Rivolta e la Paranoia a Palazzo



Passarono pochi anni. Sebbene la profezia marina del frate non si fosse avverata, la sua inspiegabile sparizione e l'eco del suo "sogno fallace" non erano state dimenticate. Il chiacchiericcio nei vicoli della cittadella, già invasa da soldati ad ogni angolo, iniziava a farsi un mormorio di paura.


A palazzo, il Conte stesso non aveva dimenticato. Nonostante guardie e servitori si chiedessero i motivi di tanta preoccupazione — dopotutto, era stato solo il sogno di un monaco forse avvezzo al buon vino nella solitudine del suo antro — pochi fedelissimi della sua scorta conoscevano la vera inquietudine di Giangirolamo.


Gli anni intanto scorrevano e il Conte, in preda a una crescente paranoia, non abbassava mai la guardia. Ogni venerdì sera, nella Sala di Comando, i comandanti delle sue truppe si adunavano intorno al grande tavolo per discutere le difese. La tensione era palpabile: Giangirolamo intendeva mettere l'intero borgo in stato d'allerta.



L'Ombra di Masaniello e il Piano di Difesa



Il Conte presagiva un arrivo indesiderato di truppe irregolari o, peggio, di fuoriusciti dalla sanguinosa Rivolta del Pane del 1647 avvenuta a Napoli ad opera di quel Masaniello che lo stesso Giangirolamo aveva contribuito a stroncare. Si aspettava la vendetta di orde incontrollate che mettevano a ferro e fuoco tutto ciò che trovavano sul loro cammino verso Sud.


La rivolta, spinta dalla disperazione del popolo vessato da gabelle e tasse inique, si stava estendendo in gran parte dell'Italia meridionale contro le baronie. Giangirolamo, da tiranno e stratega, non poteva permetterlo. Con i suoi fedeli, pose i piani di difesa della popolazione, ordinando a tutti di tenere gli occhi e le orecchie ben aperti e di fermare ogni straniero sospetto di spionaggio, specialmente se di origine francese.



Il Coinvolgimento della Contessa Isabella Filomarino



La Contessa, Isabella Filomarino, fu messa al corrente di quella mobilitazione militaresca senza precedenti. Era entrata per caso nel salone da una porticina laterale, accompagnata dal suo fedele amico e pittore di corte, Paolo Finoglio da Atella, che si trovava lì per alcuni restauri e per celebrare le gesta del Conte (e della Contessa) in opere come la Gerusalemme Liberata.


La Contessa, esterrefatta da quella notizia e da tutta quella gente in armi, chiese al marito della reale situazione. Preoccupata per sé e per le sue damigelle, valutò l'ipotesi di rifugiarsi a Taranto presso il padre, il Barone Tommaso, invitandolo a inviare a Conversano una parte delle sue potenti truppe.


Giangirolamo, infingardo guerriero, rispose con l'arroganza tipica del suo lignaggio: «No! Ci penserò io a difendere il mio onore. Pagheranno cara questa offesa i neretini a me e alla Corona Spagnola!»


La Contessa annuì in apparenza. Ma, uxori furtim (di nascosto dal marito), inviò subito ambasciatori al padre, informandolo e invitandolo a tenersi pronto in caso di necessità estrema.



Il Tradimento di Nardò, immagine AI in stile caravaggesco che ritrae scene di disordini popolari nel seicento



La Scoperta della Congiura: Il Tradimento di Nardò



A cosa era dovuto tutto quel movimento, in realtà? Il Conte non aveva ancora rivelato ai presenti il cuore della sua angoscia.


Si andava diffondendo una congiura silenziosa proprio nella cittadina di Nardò, feudo nominale, proprietà del Guercio delle Puglie, avuta in dote dalla madre della Contessa. La ribellione era una miscela tossica di sudditi stanchi e signorie filo-francesi che si opponevano alla fedeltà spagnola del Conte.


La congiura, il tradimento di Nardò, fu scoperta solo grazie a una missiva intercettata a una spia dei neretini. Sequestrata in tempo al suo porta ordini, si scoprì che annunciava la ribellione imminente della città, la presa del Castello di Conversano e l'uccisione del Conte.


Perché Nardò? Nel luglio del 1647, i moti insurrezionali che avevano devastato il Sud Italia avevano incoraggiato i cittadini neretini a una ribellione armata, spinta dall’antico odio per il proprio feudatario. Oppressi da tasse, gabelle e soprusi vari, avevano deciso di insorgere.


La prossima sarà una rivolta cruenta, dove la città si barricò per resistere al potente esercito organizzato del Conte. Cosa accadrà lo saprete alla prossima puntata.

4 commenti

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Ospite
4 giorni fa
Valutazione 5 stelle su 5.

Impeccabile triller medievale.

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Antonella Sportelli
Antonella Sportelli
7 ore fa
Risposta a

Grazie!

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Ospite
05 dic
Valutazione 5 stelle su 5.

ECCELLENTE LA GRAFICA. TESO E FEROCE IL CONTENUTO FRUTTO DI QUI TEMPI. COMPLIMENTI.👍

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Antonella Sportelli
Antonella Sportelli
06 dic
Risposta a

Grazie mille!


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