La maschera terrorizza - Breve ed interessante frammento di capitolo tratto dal saggio Sulla maschera, di Alessandro Pizzorno.
Il sociologo Pizzorno ci spiega il rapporto che si sviluppa tra chi indossa una maschera e chi guarda. Una piccola indagine attorno alle emozioni e ai ruoli che le persone assumono, che siano spettatori o attori, nell'indossare maschere.
La maschera terrorizza.
Frammenti tratti dal capitolo 7 del saggio Sulla Maschera, di Alessandro Pizzorno.
Edizione Il Mulino, 2008.
" Se è nel suo esser presente ad altri che la maschera trova la perfezione della sua realtà, ogni situazione determinata dalla maschera comprenderà, e farà comprendere, tale presenza ad altri. Abbiamo già analizzato la ragione della coreografia. Ma per ogni manifestazione della maschera, dalla più semplice alla più complessa, sarà il circolo che la chiude sulla sua presenza a suscitarla.
Si è vista la teoria secondo cui la maschera nasce dalla necessità bellica di terrorizzare i nemici figurando esseri mostruosi, incomprensibili, inumani. Checché ne sia dell'autenticità di tale funzione, se essa sia all'origine storica o logica del nostro oggetto, non ci interessa qui discutere. Il fatto di tale spiegazione ci serve perché consta la complementarità dei comportamenti di chi porta la maschera e di chi la vede. Infatti il terrore suscitato dalla maschera produce correlativamente il coraggio e l'aggressività in chi la porta. I quali atteggiamenti, del resto, sarebbero già giustificati dal nascondersi, e così assimilarsi all'essere che la maschera mostra; indipendentemente, è probabile, dalla constatazione sperimentale dell'effetto; o anticipandola.
Si tratta di identificarsi ad un essere che è invincibile perché è immutabile, perché è sempre quale si mostra (la maschera, per esempio, non potrà esprimere il dolore; la maschera non muore). Si tratta di sottrarsi al tempo pressante della situazione per porsi - e di là agire - nel tempo mitico ove operano gli esseri che le maschere rappresentano; di assicurarsi una presenza dominante e intangibile. Chi guarda è terrorizzato dalla potenza dell'essere rappresentato; ma soprattutto del rapporto mostruoso fra esso e l'uomo che la porta, cioè dell'eccezionale processo di identificazione che si attua davanti a lui."
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