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  • Immagine del redattoreAntonella Sportelli

Museo Nazionale del Bargello - L'anima scultorea ed artistica della meravigliosa città di Firenze

Aggiornamento: 13 ago 2023


Museo Nazionale del Bargello, chiamato Palazzo Bargello perché verso la fine del 500 vi si stabilì il Capitano di Giustizia, detto Bargello, insieme con i Giudici di Rota. La Costruzione, cominciata nel 1256, fu adibita dapprima a sede del Capitano del Popolo e poi del Podestà ed è la costruzione civile più importante dopo quella di Palazzo Vecchio di Firenze: ha la fisionomia tipicamente medioevale con la sua torre detta la Valognana, fiera e vigile come una sentinella.



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Loggiato Museo Nazionale del Bargello - Firenze

La parte anteriore con la torre è, appunto, la più antica ed è dovuta agli stessi frati architetti di Santa Maria Novella: Fra Sisto e Fra Ristoro. La parte posteriore fu costruita fra il 1260 e il 1346 e vi lavorarono gli architetti Neri di Fioravante e Benci di Cione che hanno costruito il cortile e il meraviglioso Salone del Consiglio.

Quando vi si insediò il Capitano di Giustizia con i Giudici di Rota, il palazzo fu trasformato in carcere e vi avvenivano le esecuzioni dei condannati. La Sala delle Armi era la Sala delle Torture e il patibolo era il cortile. Gli strumenti di tortura e il patibolo furono bruciati per volere del Granduca Leopoldo, nel 1762.


SALA DELLE ARMI è l'ingresso del Palazzo, qui sono raccolti gli esemplari dell'armeria medicea dal XVI al XVII secolo con bellissime armi e armature in esposizione.


CORTILE irregolare nella disposizione dei vari elementi architettonici, ma ricco di fascino e suggestivo per l'armonia che ne deriva e per l'affollarsi delle immagini suscitate dalla sua stessa storia. Dai tre lati il cortile è circondato da un porticato entro il quale sono disposte statue di artisti del 500, sul lato a fianco dell'imponente scalinata, un arioso loggiato ne completa il bellissimo scenario; mentre, lungo le mura e sotto le arcate, ci sono stemmi di Podestà e Giudici di Rota ed emblemi policromi dei quartieri cittadini.


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Cortile Museo del Bargello - Firenze

SALETTA DEL TRECENTO spiccano, in questa sala, la Madonna con Bambino dello scultore senese Tino da Camaino e un'altra Madonna col Bambino di scuola veneziana. Ci sono altre varie opere di sculture primitive.


SALA DI MICHELANGELO è presente l'opera giovanile del 1497 Bacco col Satiretto, il piccolo David del 1530 vicino al quale si trova il tondo della Madonna che insegna a leggere a Gesù Bambino e San Giovannino, opera del 1504. Troviamo, inoltre, il Martirio di Sant'Andrea, bassorilievo incompiuto e il Busto di Bruto del 1540 circa. Il Busto di Michelangelo è di Daniele da Volterra. Altri seguaci di Michelangelo.


Ritornando nel cortile, imbocchiamo la Scala d'Onore all'inizio della quale, seduto sul pilastro, sta il Marzocco, il leone simbolico della Firenze Repubblicana. Al termine dell'ascesa ci troviamo sul Verone nel quale sono riunite varie sculture del Giambologna, tra cui l'agilissimo e famoso Mercurio e vari bellissimi bronzi animali.


SALA DEL CONSIGLIO GENERALE di bellissima architettura, raccoglie le sculture del Donatello, il grande maestro del 400 fiorentino, colui che, nella nuova interpretazione della realtà, porto nell'arte il soffio di una visione naturalistica e umana e creò, nel bassorilievo, una narrativa risolta a mezzo dello Stiacciato, con effetti pittorici oltre che plastici. Qui troviamo il San Giorgio, che dalla parete di fondo sembra dominare tutta la sala, già nel Tabernacolo degli Armaiuoli di Orsanmichele e sostituito con una copia; ai lati sono disposti il Busto di San Giovanni Antonio da Narni, il Busto di Niccolò da Uzzano, in terracotta policromata e il bassorilievo della Crocifissione. Di Donatello troviamo anche il famoso David giovanetto in bronzo e l'altro David in marmo, anteriore al precedente; i due San Giovanni Battista, uno di opera giovanile e l'altro di epoca tarda dell'artista, il Marzocco e il famoso Athys (detto anche Amore-Attis), il bimbo con la coda di faunetto, che batte il ritmo musicale ed è un vero capolavoro di gioiosità e freschezza.

Le altre opere esposte nel Salone appartengono a scultori del 400 fiorentino che danno carattere a questo secolo di scultura, tutti più o meno nella sfera d'influenza di Donatello. Troviamo: Desiderio da Settignano, Michelozzo, Brunelleschi, Ghiberti, Bertoldo, Agostino di Duccio, Luca della Robbia, ovvero il creatore della scultura in terracotta invetriata e colorata che qui ha, anche, due rilievi in marmo.


CAPPELLA DEL PODESTÀ dove i condannati a morte passavano pregando nelle loro ultime ore di vita. Alle pareti, affreschi attribuiti a Giotto raffiguranti l'Inferno, e le Storie di Santa Maria Maddalena e del Battista, il Paradiso, nel quale si può vedere il ritratto di Dante. Di lui vi è la maschera in terracotta policroma. Gli stalli in legno intarsiato lungo le pareti e il leggio centrale sono di Bernardo del Cecca, che li eseguì per la Chiesa di San Miniato verso la fine del 400.


SALA DEL CELLINI qui troviamo, di Benvenuto Cellini, il Busto di Cosimo I, di cui merita speciale attenzione il cesello della corazza; i due bozzetti in cera e in bronzo per il Perseo, che si trova nella Loggia dell'Orcagna (Loggia della Signoria); il Perseo che libera Andromeda, originariamente alla base del Perseo, ora sostituito da una copia; il Cane Levriero, un finissimo rilievo; il Ganimede rapito dall'Aquila; il ritratto in cera del Granduca Francesco I, da lui inviato alla seconda moglie Bianca Cappello con una lettera qui esposta insieme al ritratto. Le statue in marmo al centro della sala, pure del Cellini, si trovavano prima nel Giardino di Boboli.


SALA DEL VERROCCHIO qui ci sono opere di Andrea di Michele di Francesco di Cione, detto il Verrocchio (1435-88), nella cui bottega fi formò Leonardo da Vinci: il David, in bronzo, di una vitale ritmica e di armonioso modellato; il Busto di Donna col Mazzolino, di una vivezza di carattere e di una grande armonia compositiva, la Madonna in marmo e la Madonna in terracotta, il Busto di Pietro di Lorenzo de' Medici e il bassorilievo della Morte di Francesca Pitti Tornabuoni.


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